X racconta un luogo e un tempo.
X è L’Aquila e X sono i dieci anni che la dividono, oggi, dal terremoto del 2009.
L’Aquila oggi è una realtà nuova rispetto a quella di 10 anni fa. La città, la sua forma, le sue dinamiche collettive, gli spazi e le persone che la vivono sono mutate.
Cambiamenti futuri, in corso e già irreversibili.
Tra le complessità tipiche della fase di ricostruzione (o costruzione?) L’Aquila si presenta come un corpo mutevole e dinamico in cui le persone che la abitano plasmano la propria quotidianità.
Premessa fondamentale è che il lavoro è realizzato solo sul centro storico della città e quindi solo su una parte (piccola) del cratere sismico che comprende circa 50 comuni. Le dinamiche e le criticità cambiano da comune a comune.
Ho deciso di lavorare solo sul centro storico della città perchè è stato, da sempre, il centro nevralgico della zona.
Staccandomi dalla narrazione comune della città dell’Aquila, descritta come “città morta” o “città sospesa”, ho iniziato questo processo di esplorazione della città alla ricerca di segni di futuro.
Ritengo che in realtà la città dell’Aquila sia un luogo estremamente dinamico e vivo. Ciò non vuol dire che non ci siano complessità e criticità ma penso che sia arrivato il momento di cambiare prospettiva e spostarla dall’osservazione del passato all’immaginare il futuro.
Non penso che si possa ancora continuare a pensare di tornare alla città di 10 anni fa; quel posto non esiste più, non tornerà e per questo motivo ho deciso di iniziare questa esplorazione.
Credo che la città abbia davanti a se diverse possibilità di futuro e lo scopo di questa esplorazione è quello di immaginarli e di trovarne i segni.